martedì 6 ottobre 2009

L’evoluzione della narrazione: dall’oralità alle nuove tecnologie


Il primo passo per l’analisi dell’evoluzione narrativa avvenuta nel corso della storia è andare a spiegare come è avvenuto il passaggio tra oralità e scrittura. È importante, a tal proposito, citare il lavoro compiuto dall’americano Walter J. Ong (1986). Egli distingue tra due tipi di culture: quelle a “oralità primaria” e quelle basate sulla scrittura. L’oralità, è una caratteristica intrinseca e stabile del linguaggio a differenza della scrittura che può essere vista come una vera e propria tecnologia.. Le culture a “oralità primaria”, non possedendo nessun supporto scritto, sono estremamente vincolate dai limiti della memorizzazione.. Grazie all’introduzione della scrittura, invece, vengono superati la variabilità e la non permanenza dell’oralità e nascono le cosiddette culture chirografiche (Bara, 2003). La scrittura può essere vista come l’evento di maggior importanza nella storia delle invenzioni tecnologiche dell'uomo: «Senza la scrittura un individuo alfabetizzato non saprebbe e non potrebbe pensare nel modo in cui lo fa» (Ong, 1986). E con la scoperta della stampa nasce il primo vero mezzo di massa per la trasmissione delle conoscenze. Ma nel mondo contemporaneo che cosa succede? Ong parla di “oralità secondaria” (o di ritorno) per indicare il ritorno dell’importanza dell’oralità con la diffusione dei media, quali la radio, la televisione e, in ultimo, il computer. Si torna ad un mondo orale mediato, però, dall’esperienza alfabetica e dalla scrittura. La nuova oralità presenta somiglianze con la vecchia, ma, allo stesso tempo, si differenzia da essa in quanto raggiunge un più vasto pubblico e genera un senso di appartenenza a gruppi molto ampi. In questo processo di ri-mediazione la scrittura sembra acquisire, quindi, alcune caratteristiche dell’oralità; dall’altra parte, però, anche le tecnologie stesse hanno rivalutato l’importanza della scrittura come veicolo preferenziale per la trasmissione dei contenuti.

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